Lo scrocchio delle ossa nell’osteopatia: il punto di vista del paziente
Hai un dolore e ti hanno consigliato un ciclo di osteopatia, ma non sai di cosa si tratta? Probabilmente ti sei informato su internet e hai visto che l’osteopata scrocchia le ossa!
Internet è pieno di video di colleghi che fanno crick crack alle ossa e da questo può sembrare che basti una manipolazione per porre rimedio ad un dolore magari cronico, ma non è così!
Se vuoi scoprire perché vengono effettuate queste tecniche ti consiglio di approfondire l’argomento leggendo l’articolo perché l’osteopata scrocchia le ossa.
Ora però andiamo a scoprire cosa dice la letteratura scientifica in merito alle credenze del paziente riguardo al crack vertebrale ed al relativo pop sound!
Che cosa pensa il paziente del crack vertebrale?
Lo studio preso in considerazione ha riportato come le credenze del paziente riguardo al crack vertebrale non siano in linea con quanto affermato dalla letteratura: spesso, infatti, il soggetto preso in carico dall’osteopata pensa che la manipolazione vertebrale serva per riallineare le ossa e che il crack sia sinonimo di buona riuscita della tecnica e quindi di corretto riposizionamento…ma non funziona proprio così!
Come indicato dalla tabella sottostante, i pazienti pensano che il crack vertebrale serva a:
- Ridurre la sintomatologia dolorosa
- Ristabilire una corretta mobilità del segmento
- Riallineare le ossa
- Rilasciare la muscolatura
- Rompere le adesioni (punti di maggior tensione) fasciali
- Riposizionare il disco intervertebrale
- Rilassare il nervo
- Riposizionare correttamente la cartilagine presente all’interno dell’articolazione
- Rilasciare la componente legamentosa dell’articolazione
- Oppure, in un 30% dei casi, non è stata data nessuna opinione a riguardo
Che cosa può fare l’osteopata per far capire al paziente lo scopo della manipolazione?
La risposta potrà sembrare scontata in quanto è fondamentale che l’osteopata spieghi al paziente cosa sta facendo e che cosa vuole ottenere dalla manipolazione, ancora meglio se quanto detto è basato sulla letteratura scientifica; questo perché c’è differenza dall’esporre un concetto basato sulla scientificità (sia chiaro, quello che è corretto oggi in letteratura non è detto che lo sia tra 10 anni) o basato sulla credenza dell’osteopata stesso!
Detto ciò, risulta comunque difficile scardinare le credenze del paziente e non sempre ci si riesce; un esempio lampante è quello basato sul famosissimo nervo accavallato che non esiste, ma nonostante si spieghi al paziente che quello che sente non è altro che una tensione muscolare, lui spesso continuerà a pensare all’accavallamento del nervo (se vuoi approfondire l’argomento leggi il mio articolo sul nervo accavallato!).
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