Novità e cosa c’è da sapere sul mondo dell’Osteopatia.

Il nuoto fa bene? I consigli dell’osteopata

Chi di voi ha mai sentito dire “il nuoto fa bene”? Più che una frase sembra un vero e proprio motto che molte persone che tratto nel mio studio di osteopata a Segrate ripetono quasi fosse un mantra! Ma sarà veramente così? Andiamo a scoprire insieme il punto di vista dell’osteopata!

Il nuoto fa sempre bene alla schiena?

Quando si soffre di mal di schiena il primo sport che viene in mente è, per l’appunto, il nuoto! Perché? Semplicemente perché è uno sport che viene effettuato in acqua quasi in assenza di gravità, e questo punto può portare in inganno la maggior parte delle persone!

Chi consiglia il nuoto sempre e comunque utilizza le solite argomentazioni, senza però approfondirle, ovvero:

  • Il nuoto fa benissimo alla schiena
  • Il nuoto è lo sport più completo
  • Il nuovo va benissimo per la scoliosi

Per contraddire queste prese di posizione basta fare una ricerca approfondita (articoli scientifici) su internet e ve n’è uno molto interessante che dice, tradotto dall’inglese, che il nuoto non è un trattamento per la scoliosi: in questo articolo si ottengono dei risultati per cui chi fa nuoto è più soggetto a lombalgia (mal di schiena lombare) e ad asimmetrie del torace quali il dorso curvo. Questo perché nella nuotata vengono reclutati due grossi muscoli (muscolo gran pettorale e gran dorsale) che hanno un’attività ipercifotizzante, ovvero portano in chiusura le spalle anteriormente ed aumentano la curva dorsale (ipercifosi).

Inoltre, come accennato all’inizio del paragrafo, la ridotta forza di gravità porta ad una riduzione dello stimolo dei muscoli erettori della colonna che servono per dare sostegno alla colonna vertebrale.

Quindi no, il nuoto non fa sempre bene alla schiena!

Quale stile di nuoto di nuoto è raccomandato per il mal di schiena?

Non accontentarsi di ripetere che il nuoto fa sempre e solo bene è la prima cosa che cerco di insegnare ai miei pazienti quando si presentano in studio. Il secondo step però riguarda il far capire loro che parlare di nuoto in generale significa ben poco; infatti è molto più interessante elencare i vari punti di forza o di debolezza che uno stile può avere su quel determinato paziente! Infatti, come sempre accade, un qualcosa che va bene per una persona non vuol dire che andrà bene per tutte le altre.

Ora non andremo ad approfondire tutti gli stili, ma ad esempio, lo stile rana sarà sconsigliato in quei soggetti che soffrono di lombalgia da iperlordosi, poiché nel momento nel quale si prende aria si mandano in estensione sia lombare che cervicale; la rana non è nemmeno consigliata in quei soggetti che presentano spondilolistesi, perché l’estensione tende a far scivolare ancora di più in avanti la vertebra. In quei soggetti in cui, invece, la colonna lombare ha poca curva allora potrebbe risultare interessante andarla a stimolare con la rana.

L’osteopatia è utile per chi pratica nuoto?

Si, l’osteopatia è utile per chi pratica nuoto!

Nuoto ed osteopatia possono andare di pari passo, in quanto le manipolazioni osteopatiche sono utili per prevenire infortuni come le tendiniti, la sindrome del sovraspinato, la borsite trocanterica oppure la lombalgia. Inoltre, può portare ad un miglioramento dell’espansione toracica con un miglior reclutamento del muscolo diaframma e di conseguenza ad una migliore performance respiratoria, fondamentale nel nuoto. E’ bene ricordare come sia importante avere una buona mobilità cervicale per poter effettuare una respirazione corretta durante le bracciate, cosa che molto spesso viene sottovalutata e che può portare, oltre ad una riduzione della prestazione sportiva, anche a dei dolori nella parte alta della schiena e della cervicale stessa.

L’osteopatia può quindi essere utilizzata sia come terapia preventiva che come terapia curativa per i nuotatori, ed è particolarmente utile per coloro che dedicano molto tempo alla pratica del nuoto. È importante scegliere un buon osteopata qualificato e con esperienza (se non sai come sceglierlo ecco alcuni consigli su come trovare su internet un bravo osteopata!) nel trattamento di pazienti nuotatori per ottenere i migliori risultati.

 

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Osteopatia, un grande alleato contro la rigidità mattutina!

La sveglia al mattino sta diventando un incubo poiché ti svegli con una forte rigidità alla schiena che ti limita nelle tue attività quotidiane?

Non disperare! La rigidità mattutina è un problema comune a molte persone, soprattutto in coloro che soffrono di artrite o artrosi, patologie infiammatorie che nel mio studio di osteopata a Segrate mi capita di trattare frequentemente e che ottengono un buon risultato da un ciclo di trattamenti osteopatici!

Se sei curioso di approfondire l’argomento sei nel posto giusto! Andremo insieme ad approfondire le cause più comuni e soprattutto i sintomi riferiti dai pazienti.

Che cos’è la rigidità mattutina?

Con il termine rigidità mattutina si intende una sensazione di schiena rigida associata ad una difficoltà nel movimento, con o senza dolore.

Perché al mattino ho difficoltà a muovermi?

Come accennato in precedenza, tra le maggiori cause troviamo sicuramente l’artrite e l’artrosi. Se non ne hai mai sentito parlare ti consiglio di approfondire l’argomento con il mio articolo su artrosi ed osteopatia!

Vi sono però tante altre cause, sempre su base infiammatoria, tra cui:

  • Lupus eritematoso sistemico
  • Polimialgia reumatica
  • Spondilite anchilosante
  • Fibromialgia…

Sono patologie che vanno prese in carico dallo specialista, il reumatologo, in quanto di origine autoimmune e che possono trarre beneficio da dei trattamenti osteopatici mirati in parallelo alla terapia farmacologica.

Non mi soffermerò ad elencare le varie caratteristiche di queste patologie per non rendere troppo pesante la lettura dell’articolo.

Vi è però una causa sottostante la rigidità mattutina quale l’inattività fisica prolungata: tale fenomeno è riscontrabile in molti dei pazienti che incontro nello studio di Osteopata a Milano, in quanto la maggior parte delle persone conduce una vita sedentaria, passando dal computer al divano e senza fare sport o anche solo delle camminate.

Come combattere la rigidità mattutina?

Ancor prima di recarsi dall’osteopata sarebbe cosa buona e giusta intraprendere una semplice routine da svolgere al mattino quale lo stretching muscolare per distendere la muscolatura ed i legamenti. Eventualmente tali tipologie di pazienti possono anche trarre beneficio da una doccia calda, in quanto il contatto con l’acqua calda permette alla muscolatura di rilassarsi!

Inoltre, anche se può sembrar scontato, lo svolgimento di un’attività fisica regolare permette alle articolazioni di rimanere lubrificate e di perdere peso.

L’osteopatia può essere utile in caso di rigidità mattutina?

L’osteopatia è una terapia manuale che si concentra sulla manipolazione delle articolazioni, dei muscoli e dei tessuti molli per migliorare la funzione del corpo ed alleviare il dolore.

Le manipolazioni osteopatiche possono aiutare a ridurre la rigidità mattutina aumentando sia la flessibilità che la mobilità articolare.

Inoltre, l’osteopatia può aiutare a migliorare il benessere generale, riducendo lo stress e migliorando la circolazione sanguigna e quest’ultimo punto è molto importante in quelle patologie infiammatorie in cui vi è un ristagno di liquidi con conseguente aumento locale di molecole che aumentano l’infiammazione stessa.

In sintesi, la manipolazione osteopatica può essere un’opzione efficace per ridurre la rigidità mattutina e migliorare il benessere generale. Tuttavia, è importante consultare un osteopata qualificato per determinare se questa terapia è adatta alle proprie esigenze individuali.

 

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Come curare il dito a scatto con rimedi naturali quali l’osteopatia

Anche tu hai difficoltà nel piegare una o più dita della mani, maggiormente al mattino ed eventualmente associato a rigidità e a dolore? La causa potrebbe essere il dito a scatto, un patologia infiammatoria che nel mio studio di Osteopata a Milano tratto di frequente e che può trarre beneficio da un ciclo di trattamenti osteopatici!

Che cos’è il dito a scatto?

Il dito a scatto viene definito anche tenosinovite stenosante dei tendini flessori delle dita e si manifesta con rigidità, click  e, talvolta, formazione di un nodulo doloroso a livello del dito interessato.

E’ proprio questa nuova formazione che crea il caratteristico scatto quando si flette o si estende il dito, in quanto tale nodulo fa fatica a scorrere a causa del rigonfiamento creatosi con l’infiammazione (hai sentito parlare di infiammazione ma non sai bene cosa sia? Leggi il mio articolo sull’infiammazione e cosa può fare l’osteopata); per capire ciò è però necessario fare un piccolissimo passo indietro e spiegare l’anatomia dei tendini delle dita della mano.

Esistono due tipologie di muscoli flessori delle dita: muscolo flessore profondo e muscolo flessore superficiale.

Entrambi vengono rivestiti a livello del tunnel carpale da una guaina (rivestimento) comune ed inoltre, il profondo, passa attraverso il tendine del flessore superficiale (il muscolo flessore profondo delle dita viene infatti definito muscolo perforante, a differenza del muscolo flessore superficiale che viene definito muscolo perforato); una volta creatosi il nodulo, questo non riesce più a scorrere bene e ciò porta alla formazione del famoso scatto.

Quali sono le cause del dito a scatto?

Le cause che portano a soffrire di dito a scatto possono essere svariate; quelle più importanti sono sicuramente delle attività lavorative ripetute che vanno a sovraccaricare il comparto dei muscoli flessori, microtraumi ripetuti, patologie come il diabete o l’artrite reumatoide

Come si cura il dito a scatto?

La cura per il dito può comprendere un approccio multidisciplinare tra cui troviamo sicuramente le manipolazioni osteopatiche.

Esistono quindi vari approcci così come esistono diversi quadri clinici.

Nelle sintomatologie più blande il soggetto colpito da dito a scatto andrà incontro ad un blocco in flessione del dito correggibile attivamente con l’attivazione della muscolatura estensoria. Vi sarà poi uno step intermedio in cui il dito bloccato è correggibile passivamente ed infine, il caso più grave, in cui il blocco in flessione non è correggibile.

Come trattamento conservativo sicuramente l’utilizzo di farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS), piuttosto che l’utilizzo di infiltrazioni locali per arrivare infine all’intervento chirurgico in caso di non risposta alla terapia standard.

In parallelo all’utilizzo di farmaci è però consigliato un ciclo di sedute di osteopatia per andare a migliorare la meccanica del dito e della mano in generale.

E’ utile l’osteopatia per il dito a scatto?

L’osteopatia è sicuramente utile in caso di dito a scatto, ma andiamo ad approfondire quale possa essere l’approccio osteopatico a questa patologia!

Se hai già avuto modo di seguire il blog avrai notato come tenda sempre a sottolineare l’approccio non solo sintomatico dell’osteopatia. Che cosa significa ciò? Semplicemente che l’osteopata non andrà a manipolare solo la zona del dito interessata, ma quantomeno verrà fatta un’analisi approfondita della biomeccanica di tutto l’arto superiore, oltre alla valutazione ed eventuale trattamento della colonna cervicale e dorsale visti i numerosi collegamenti anatomici tra queste due zone e le braccia / mani.

La zona interessata sarà comunque il distretto anatomico maggiormente preso in considerazione in quanto lo scopo del trattamento osteopatico è quello di ridurre l’infiammazione locale per permettere al tendine di scorrere meglio, questo sia mediante delle manipolazioni locali su tendini, fasce e muscolatura sia della mano che dell’avambraccio, sia con mobilizzazioni articolari di spalla, gomito, polso, dita.

 

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Gamba più corta dell’altra: come l’osteopatia approccia la dismetria!

Nel mio studio di osteopata a Segrate molti pazienti sono soliti farmi notare di avere il bacino storto, una spalla più alta o il piede più in fuori!

Ebbene, bisogna partire dal presupposto che il corpo umano non è propriamente simmetrico! Capita infatti molto spesso che il paziente non sia a conoscenza, ad esempio, di avere una gamba più corta dell’altra.

Prima però di approfondire l’approccio osteopatico alle dismetrie degli arti inferiori bisogna conoscerne la classificazione.

Come vengono classificate le dismetrie degli arti inferiori?

  • Dismetria reale (presenza di una differenza di lunghezza anatomica a livello di tibia o femore)
  • Dismetria apparente (presenza di una differenza di lunghezza non reale dovuta a disfunzioni articolari a livello di bacino, anca, ginocchio e/o piede con conseguente squilibrio posturale)

La classificazione risulta quindi molto semplice, in quanto sono presenti solo due tipologie di dismetria degli arti inferiori; quello che però rende complesso l’argomento è l’approccio clinico!

E’ complicato riconoscere bene un reale accorciamento e questo porta ad una sorta di confusione per quanto concerne l’utilizzo di eventuali plantari e/o rialzi, che a loro volta possono portare all’insorgenza di dolori principalmente alla schiena ed agli arti inferiori, se non prescritti correttamente.

Come si misura la dismetria?

L’esame diagnostico di riferimento, o gold standard, è la radiografia (Rx) che prende in considerazione un eventuale slivellamento dei cotili (linea cotiloidea), che non sono altro che la parte di bacino che insieme alle teste del femore formano l’articolazione dell’anca. Sarebbe inoltre indicato effettuare due radiografie a distanza di 6 mesi l’una dall’altra.

Cosa comporta la dismetria degli arti inferiori?

Le evidenze scientifiche riportano un nesso tra una differenza nella lunghezza degli arti inferiori e disturbi muscoloscheletrici, alterazioni a livello del bacino, problematiche posturali che possono condurre a lombalgia ed eventualmente scoliosi. I soggetti che tendono a soffrirne maggiormente sono coloro i quali passano molto tempo in piedi.

Bisogna però approfondire l’argomento, ovvero è del tutto normale non avere le gambe della stessa lunghezza! Se la dismetria arriva fino ai 0,5 cm allora può essere considerata fisiologica e normalmente il corpo tende a trovare degli adattamenti. Alcuni studi scientifici parlano di dismetria degli arti inferiori fisiologica fino ad 1 centimetro. Sicuramente, oltre il centimetro il corpo farà fatica ad accomodare ed i dolori lombari o alla schiena in generale saranno più frequenti e più intensi. In quest’ultimo caso sarà molto probabilmente consigliato l’uso di plantari.

Dismetria degli arti inferiori ed osteopatia

Nella maggior parte dei casi l’osteopata si trova a dover fronteggiare dismetrie apparenti. Un’attenta valutazione degli arti inferiori può permettere all’osteopata stesso di poter effettuare delle tecniche mirate alle varie articolazioni che compongono gli arti inferiori stessi per poterne ristabilire un equilibrio e ridurre la dismetria (ad esempio un’anca atteggiata in rotazione esterna porterà ad avere una gamba più corta apparente).

Le cause che possono portare ad una dismetria apparente, e sulle quali l’osteopata ha maggior capacità di successo, sono svariate. Tra le maggiori troviamo:

  • Disfunzioni del bacino quali bascula e rotazione
  • Valgismo o varismo accentuati di ginocchio o calcagno (piede)
  • Retrazioni di muscoli quali psoas e piriforme (non hai mai sentito nominare questi due muscoli? Leggi il mio articolo su mal di schiena psoas e benefici dell’osteopatia!)
  • Scoliosi
  • Aderenze viscerali

Un buon osteopata sarà in grado di approcciare un’eventuale dismetria apparente, ancor meglio se affiancato da un ortopedico per quanto concerne la parte di diagnosi!

 

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Colpo della strega: curalo con l’osteopatia!

Se anche tu hai sofferto di mal di schiena nella parte bassa lombare allora è probabile che sia stato vittima del colpo della strega!

Se sei qui è perché ti hanno consigliato l’osteopatia ed in effetti il trattamento manipolativo osteopatico può esserti d’aiuto, ma prima di entrare nello specifico della parte pratica e di come un osteopata possa approcciare il colpo della strega, vediamo cosa si intende con questo termine un po’ particolare!

Cos’ è il colpo della strega?

Con il termine colpo della strega si intende un episodio di lombalgia acuta che porta il paziente a soffrire di un dolore muscolare molto forte nella parte bassa della schiena; molto spesso la zona più colpita è il passaggio lombo-sacrale, sede nella quale è più facile trovarsi in presenza di un problema al disco intervertebrale quale ernia del disco o protrusione.

Già da questo si evince come la fortissima contrattura muscolare che viene a crearsi non sia altro che una conseguenza di una non corretta biomeccanica del tratto stesso (discopatia, sovraccarico funzionale, problema posturale…).

La contrazione muscolare serve al corpo per evitare di creare un danno maggiore, di solito in seguito a movimenti di flessione o di torsione della colonna vertebrale.

Quali sono le cause più frequenti di colpo strega?

Nell mia pratica clinica più che decennale ho notato come l’attività che maggiormente porta il paziente a soffrire del colpo della strega sia il lavarsi i denti! Si hai letto proprio bene! Il fatto di stare con il tronco leggermente flesso in avanti fa si che il passaggio lombo-sacrale vada in sovraccarico e che la pressione sul disco intervertebrale aumenti a dismisura!

Ve ne sono poi tante altre di cause tra le quali:

  • Movimenti troppo rapidi della colonna vertebrale
  • Sforzo eccessivo (un classico esempio è il trasloco)
  • Inadeguata preparazione fisica
  • Problemi congeniti alla colonna (ad esempio una spondilolistesi)
  • Artrosi importante…

Come posso capire se è il colpo della strega?

La risposta è abbastanza semplice in quanto il soggetto colpito lamenterà un senso di fortissima rigidità a livello della colonna lombare o comunque nella zona colpita, oltre al dolore intenso prima indicato.

Quanto dura il colpo della strega?

La durata della sintomatologia è variabile da soggetto a soggetto, ma indicativamente la fase più acuta può durare dai 2-3 giorni per poi andare migliorando; questo non vuol dire che in tre giorni tutto sia risolto, perché spesso, sia la rigidità che il dolore, possono rimanere presenti anche per qualche settimana, magari non impedendo le attività di routine, ma comunque limitandole.

Come posso alleviare i sintomi da colpo della strega?

La terapia standard comprende l’utilizzo di farmaci antiinfiammatori (fans) che possono essere utili per ridurre l’infiammazione lombare che si è venuta a creare. In generale viene anche consigliato il riposo per permettere alla muscolatura dolente di rilasciarsi, anche se la letteratura scientifica non è molto a favore; qualora volessi approfondire l’argomento puoi leggere il mio articolo sul mal di schiena e riposo a letto!

Può l’osteopatia essere d’aiuto in caso di colpo della strega?

Ricorrere all’osteopatia per curare il colpo della strega può essere una mossa vincente!”, questo perché le manipolazioni osteopatiche possono ristabilire un equilibrio del tratto interessato migliorando il benessere generale del paziente.

L’osteopata andrà ad agire, come sempre, a livello di più strutture e non solo nella zona del sintomo, ma vediamo nello specifico quali: in primis verranno effettuate delle tecniche sui muscoli (tessuti molli: soft tissues) per ridurre le contratture presenti, tecniche di mobilizzazione articolari (tecniche articolatorie) per cercare di ridurre la rigidità creatasi e, ove possibile, eventuali tecniche dirette sulla colonna vertebrale.

E’ comunque fondamentale ricordare come l’osteopata sia il terapista di eccellenza per quanto concerne le tecniche viscerali, che in caso di colpo della strega possono avere un valore ancora più importante per la diretta connessione anatomica e neurologica soprattutto tra il piccolo bacino e la colonna lombare.

In ultimo potrebbe aver senso approcciare il paziente anche da un punto di vista cranio-sacrale, visto che la zona maggiormente colpita risulta appunto essere il passaggio lombo-sacrale.

 

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Vertebre schiacciate: il ruolo dell’osteopata

Nella mia esperienza clinica mi è successo tantissime volte che il paziente, appena entrato in studio, mi dicesse “dottore ho le vertebre schiacciate” ancor prima di descrivermi la sintomatolgia!

Anche tu soffri di dolore alla schiena e pensi di avere delle vertebre schiacciate? Ti hanno consigliato di andare dall’osteopata perché potrebbe essere utile per la tua sintomatologia?

L’osteopatia tratta principalmente problematiche alla colonna vertebrale e una delle più comuni risulta proprio essere la vertebra schiacciata.

Cosa si intende per vertebre schiacciate?

Con il termine “vertebre schiacciate” si intende, da un punto di visto ortopedico, una frattura del corpo vertebrale che porta la vertebra ad assumere una conformazione a cuneo (deformazione a cuneo anteriore: aumento della cifosi e quindi formazione della “gobba”; deformazione a cuneo laterale: formazione di scoliosi).

Tale patologia può avvenire in seguito ad osteoporosi o trauma diretto.

In realtà, nella maggior parte dei casi, le persone che parlano di vertebre schiacciate non intendono una frattura vertebrale bensì un avvicinamento delle vertebre!

Il fatto che due vertebre risultino più vicine è dovuto al fatto che il disco intervertebrale sia ridotto in altezza a causa di una discopatia o sofferenza del disco (non sai di cosa sto parlando? Approfondisci l’argomento col mio articolo su discopatia degenerazione discale ed osteopatia!).

Come capire se ho le vertebre schiacciate?

L’esame più semplice che viene fatto di routine in caso di mal di schiena è la radiografia che non permette di vedere i tessuti molli quali muscoli ed il disco stesso, ma permette di vedere appunto se le vertebre risultano essere avvicinate.

È comunque possibile vedere tale reperto anche da una risonanza o da una tac.

Quali sono i sintomi da vertebre schiacciate?

E’ bene distinguere due possibili scenari: il primo in cui non vi sia una problematica neurologica da schiacciamento di un nervo ed il secondo in cui vi sia una sofferenza neurologica.

Qualora il nervo non venga interessato allora è probabile che via siano dolore ed affaticamento nella zona dello schiacciamento (spesso avviene in zona lombare). Qualora, invece, vi sia una compressione neurologica, come può avvenire ad esempio in caso di sciatica (leggi il mio articolo su sciatica ed osteopatia!), la sintomatologia sarà irradiata nella zona di innervazione del nervo stesso (il nervo sciatico innerva gli arti inferiori, mentre i nervi mediano, radiale ed ulnare innervano gli arti superiori).

La sintomatologia neurologica è molto più complessa e comprende, oltre ad un dolore forte, anche formicolio.

L’osteopatia è utile in caso di vertebre schiacciate?

Assolutamente si!

Qualora fossimo in presenza di una “semplice” riduzione dello spessore del disco intervertebrale l’osteopata potrebbe migliorare la funzionalità del tratto interessato con delle tecniche in estensione ed un lavoro della componente muscolare adiacente, integrando il tutto con la valutazione delle zone limitrofe e di manipolazioni su strutture in continuità anatomica col tratto interessato come ad esempio i visceri.

E’ comunque bene precisare come il trattamento osteopatico non vada a ripristinare l’altezza originaria del disco in quanto struttura lesionata!

In caso di sintomatologia neurologica si può integrare il trattamento sopra descritto con eventualmente delle tecniche di stretching neurodinamico (allungamento del nervo) ed un lavoro di drenaggio linfatico principalmente sul diaframma per andare a ridurre l’infiammazione locale.

Anche in questo caso è bene precisare come, qualora la sintomatologia fosse importante, sia fondamentale consigliare una visita da uno specialista quale il neurochirurgo per poter poi procedere più serenamente qualora non vi siano le indicazioni per un intervento chirurgico.

 

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Che differenza c’è tra osteopata e chiropratico?

Soffri anche tu di mal di schiena ma non sai a quale professionista rivolgerti? Ti sarai chiesto anche tu che differenza c’è tra osteopata e chiropratico oppure tra osteopata e fisioterapista…

In quest’ultimo caso ti consiglio di leggere il mio articolo su qual è la differenza tra osteopata e fisioterapista per approfondire l’argomento!

Oggi invece andremo ad approfondire le differenze, ma anche le somiglianze tra due delle più importanti discipline nell’ambito della terapia manuale, ovvero osteopatia e chiropratica!

 

Osteopatia e chiropratica: cosa scegliere?

Partiamo col dire che l’osteopatia è una professione sanitaria riconosciuta a tutti gli effetti dallo Stato Italiano; quello che manca ad oggi è il riconoscimento sanitario degli osteopati che hanno studiato fino ad ora, ma sono stati fatti grandi passi in avanti negli ultimi anni ed il traguardo è sicuramente più vicino.

La prima differenza sostanziale tra osteopatia e chiropratica è basata su un fattore filosofico che poi però si tramuta in maniera importante in campo pratico, ovvero l’osteopatia ha 5 principi di cui uno risulta essere “l’arteria è suprema”, mentre la chiropratica “il nervo è supremo”. Questo fa si che l’osteopata agisca su tutto il corpo (non solo sulla componente vertebrale e articolare in generale, ma anche sui visceri, sulle fasce e sul cranio), mentre il chiropratico rimane più legato al trattamento della colonna vertebrale ed al sistema nervoso.

Entrambe sono discipline nate negli Stati Uniti d’America alla fine del 1800 ed il fondatore della chiropratica, Daniel David Palmer, era un allievo del fondatore dell’osteopatia, il Dottor Andrew Taylor Still.

Da questo passaggio si può già intuire come possa essere difficile per un paziente capire bene le differenze, in quanto osteopatia e chiropratica hanno delle tecniche in comune (HVLA) che approfondiremo poco più avanti.

Inoltre, in America l’osteopata è per forza un medico (vuoi approfondire l’argomento in Italia? Leggi il mio articolo su osteopata medico!), ma non il chiropratico!

Altra differenza tra osteopata e chiropratico risiede nel numero di sedute che vanno a comporre il ciclo manipolativo: un classico ciclo manipolativo osteopatico comprende dalle 3 alle 5 sedute, mentre dal chiropratico siamo all’incirca intorno alle 10 sedute. Anche il prezzo della singola seduta risulta essere più oneroso per quanto concerne il chiropratico (le indicazioni su numero di sedute e prezzo dipendono comunque da terapista a terapista e dalla zona in cui si lavora…).

Osteopata e chiropratico hanno tecniche in comune?

Si!

Una delle prime cose che dico al paziente per spiegargli le varie differenze o similitudini tra i due approcci è la seguente frase “osteopati e chiropratici sono cugini”, proprio perché sono nate praticamente insieme.

Tali tecniche sono le High velocity low amplitude technique (HVLA) e non sono altro che i famosi crack vertebrali o crack articolari di cui, purtroppo, è pieno il web”. Dico purtroppo, non perché siano tecniche non valide, anzi le utilizzo spesso anche io, ma ormai vengono utilizzate in maniera non consona e quasi solo per marketing.

La differenza tra osteopata e chiropratico, pur utilizzando le stesse tecniche, risulta nel fatto che il chiropratico utilizza quasi esclusivamente le HVLA, mentre per l’osteopata rappresentano all’incirca il 5% del trattamento (questa percentuale può comunque variare molto da terapista a terapista) ed inoltre il chiropratico ne conosce e ne utilizza una quantità maggiore.

Qualora non sapessi nulla riguardo a questo approccio ti consiglio di leggere il mio articolo sul perché l’osteopata scrocchia le ossa, ma ti faccio uno spoiler: non servono per spostare le ossa!

Come si diventa osteopati? E come si diventa chiropratici?

In Italia esistono delle scuole private che propongono due tipi di percorso per diventare osteopata, finchè non verrà istituita la laurea triennale:

  • Corso Full Time di 5 anni
  • Corso Part Time di 5 anni per fisioterapisti e medici nelle scuole più importanti

Alla fine di tale percorso viene rilasciato il Diploma in Osteopatia (D.O.) e, sempre nelle scuole migliori, laurea inglese, dove l’osteopatia è riconosciuta, come il Bachelor of Science in Osteopathy (B. Sc. Ost.) o il Master of Science in Osteopathy (M. Sc. Ost).

Non esistono invece scuole di chiropratica in Italia e nella maggior parte dei casi, chi vuole intraprendere questo percorso, si reca o in Inghilterra o in U.S.A. Il percorso di studi risulta essere di 5 anni.

Meglio rivolgersi ad un chiropratico o ad un osteopata?

Non esiste la risposta universale a questa domanda in quanto il trattamento è troppo soggettivo. Ovviamente, qualora un paziente non amasse le tecniche HVLA allora sarebbe più indicato l’osteopata in quanto, come specificato in precedenza, l’osteopata utilizza un ventaglio di tecniche più ampio.

Al contrario, per chi volesse un trattamento basato solo sulle HVLA, sarebbe più indicato il chiropratico.

 

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Distorsione alla caviglia? I benefici dell’osteopatia

Sei solito fare sport, come ad esempio la partitella di calcetto settimanale con gli amici piuttosto che la sfida a padel, ed hai subito una distorsione alla caviglia? Lo sai che puoi ottenere dei grandi benefici con l’osteopatia?

Come dici? Non sei a conoscenza di quanto un ciclo di manipolazioni osteopatiche possa essere fondamentale per ripristinare un corretto drenaggio ad una buona mobilità articolare?

In questo articolo intendo illustrarti per filo e per segno cosa accade alla caviglia in seguito a distorsione e come l’osteopata possa fare al caso tuo!

Cos’è la distorsione di caviglia?

Con distorsione di caviglia si intende un trauma acuto che nella maggior parte delle volte avviene in inversione, ovvero la classica “storta” alla caviglia con la punta del piede che va verso l’interno e dolore nella parte laterale-posteriore del piede sotto al malleolo esterno.

Ovviamente questa non è l’unica modalità, in quanto possono avvenire anche delle distorsioni in maniera esattamente opposta in eversione in cui il piede va verso l’esterno.

Oggi, però ci focalizzeremo sulla distorsione di caviglia in inversione poiché rappresenta circa l’85% dei casi di distorsione.

Tale meccanismo traumatico comporta due grossi stress a livello del piede posteriore (retropiede): nella parte esterna si verificherà una trazione del comparto legamentoso e capsulare della caviglia, con interessamento nella maggioranza dei casi del legamento peroneo astragalico anteriore che può andare incontro addirittura a rottura / sfilacciamento; qualora il legamento risultasse più forte, sarebbe invece possibile una frattura del malleolo esterno come nel distacco parcellare del malleolo peroneale.

Nella parte interna del piede, anche se meno raramente, può verificarsi una compressione dell’articolazione sottoastragalica composta da calcagno ed astragalo con dolore locale al di sotto del malleolo mediale tibiale.

Sport con repentini e continui cambi di direzione quali il calcetto, il basket, il tennis o il padel sono tra i maggiori responsabili di distorsione alla caviglia (vuoi scoprire i benefici dell’osteopatia nei giocatori di padel? Leggi il mio articolo su osteopatia e padel!)

Quali sono i segni e i sintomi di una distorsione di caviglia?

Avremo probabilmente molto dolore nelle aree sopra elencate, in associazione ad un gonfiore principalmente nella parte esterna, questo perché si viene a creare un’importante infiammazione locale con accumulo di liquidi che a loro volta possono mantenere il dolore andando a stressare la componente della capsula laterale.

Il dolore porterà poi la persona ad appoggiare male il piede con possibile coinvolgimento di strutture a distanza quali gli art inferiori, bacino colonna lombare e, perché no, anche cervicale

Cosa fare in caso di distorsione di caviglia?

E’ bene precisare come possano esservi vari gradi di distorsione e per la precisione 3, dal meno grave al più grave, ed ovviamente l’osteopata non sarà la figura di riferimento in quei casi in cui si siano verificate lesioni ossee quali fratture o lesioni importanti capsulo-legamentose per le quali è richiesto l’utilizzo del gesso o un intervento chirurgico.

In tutti gli altri casi, invece, è di fondamentale importanza farsi trattare il prima possibile per recuperare più velocemente.

 

In associazione all’osteopatia, soprattutto nelle prime 24-48 ore, è bene seguire il protocollo RICE:

I benefici dell’osteopatia in caso di distorsione di caviglia

Il trattamento osteopatico mirato ad una distorsione di caviglia si pone tendenzialmente due scopi:

  • Ridurre l’edema (il gonfiore dovuto al ristagno dei liquidi)
  • Ripristinare la mobilità articolare corretta

Come fa l’osteopata a fare ciò? Verranno utilizzate delle tecniche di drenaggio sia locale che in periferia (cavo popliteo del ginocchio, inguine, diaframma…) per permettere al corpo di ridurre spontaneamente la presenza di liquido che non fa altro che mantenere l’infiammazione costante.

Quindi verrà mobilizzato il piede nelle zone articolari che avranno subito una riduzione di mobilità, oltre ad una verifica funzionale sia di ginocchia che di anche, il tutto in  associazione ad un lavoro fasciale su tutto l’arto inferiore, soprattutto nella zona gonfia, e ad un lavoro di bilanciamento quantomeno del bacino.

 

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Spondilolistesi ed osteopatia

Soffri di mal di schiena nel tratto lombare? Una delle più comuni patologie ortopediche causa di lombalgia è la spondilolistesi.

Come dici? Non ne hai mai sentito parlare? Probabilmente perché è un termine molto tecnico che in realtà sta a indicare uno scivolamento vertebrale (legato all’instabilità del tratto stesso).

Prima di affrontare però la spondilolistesi da un punto di vista osteopatico è bene capire come si classifica e a quali problemi può portare!

Quanti tipi di spondilolistesi esistono?

La prima classificazione che si può fare è in base al senso dello scivolamento:

  • Uno scivolamento anteriore viene definito anterolistesi (avviene nella maggior parte dei casi)
  • Uno scivolamento posteriore viene definito posterolistesi

E’ possibile inoltre classificare la spondilolistesi in base all’insorgenza:

  • Congenita (presente fin dalla nascita)
  • Degenerativa da artrosi (non sai cos’è l’artrosi? Leggi il mio articolo su artrosi ed osteopatia!)
  • Conseguente a trauma
  • Conseguente a microtraumi ripetuti

La zona più colpita risulta essere L5-S1 (l’ultima vertebra lombare scivola in avanti sul sacro) e ne soffrono maggiormente le donne.

La maggior parte delle volte la spondilolistesi si associa ad una spondilolisi (rottura dell’istmo vertebrale).

Quali sono i sintomi della spondilolistesi?

I sintomi della spondilolistesi dipendono dalla gravità dello scivolamento, che può essere classificato in 4 gradi:

  • 1° grado che corrisponde ad uno scivolamento del corpo vertebrale pari massimo al 25% della lunghezza del corpo vertebrale stesso
  • 2° grado che corrisponde ad uno scivolamento del corpo vertebrale pari massimo al 50% della lunghezza del corpo vertebrale stesso
  • 3° grado che corrisponde ad uno scivolamento del corpo vertebrale pari massimo al 75% della lunghezza del corpo vertebrale stesso
  • 4° grado che corrisponde ad uno scivolamento del corpo vertebrale pari massimo al 100% della lunghezza del corpo vertebrale stesso

Normalmente si procede all’intervento chirurgico di stabilizzazione senza arrivare a scivolamenti troppo importanti quali 3° e 4° grado.

Come sintomatologia, in primis possiamo trovare una lombalgia nella zona dello scivolamento con aumento del dolore in posizioni di estensione del rachide che non fanno altro che aumentare lo stress sulla vertebra. Il dolore può poi scendere a livello dei glutei e degli hamstring (muscoli posteriori della coscia) in quanto quest’ultimi possono andare incontro a sovraccarico per cercare di mantenere il bacino stabile e non troppo in antiversione.

Nei casi più complicati è possibile avere una sintomatologia sempre agli arti inferiori, ma in questo caso di tipo neurologica conseguente a schiacciamento delle radici nervose con conseguente sciatica (vuoi approfondire l’argomento sciatica? Leggi il mio articolo su sciatica ed osteopatia!).

Spesso le posizioni mantenute come lo stare in piedi o seduto tanto possono accentuare la sintomatologia.

E’ comunque possibile trovarsi in presenza di spondilolistesi senza avvertire sintomi.

Come trattare una spondilolistesi?

Andiamo ora ad approfondire il discorso legato all’anterolistesi: essendo una instabilità è bene non andare a sollecitare, soprattutto in estensione, il tratto lombare e quindi ridurre al minimo le sollecitazioni alla colonna vertebrale (evitare ad esempio esercizi come lo squat, rotazioni del busto, camminate in discesa…).

Per poter aumentare la stabilità è fondamentale andare a rinforzare i muscoli stabilizzatori di bacino e lombare che fanno parte della fascia toraco lombare (muscolo trasverso dell’addome, muscoli addominali, muscolo multifido, muscoli erettori della colonna, muscoli glutei), in modo tale da cercare di mantenere più in sede la vertebra che sta scivolando; a ciò vanno associati esercizi di stretching (es. psoas).

Quindi sono molto importanti tutti quegli esercizi che portano la vertebra in flessione, come ad esempio l’esercizio del bambino dello yoga, piuttosto che il portarsi le ginocchia al petto…e, per chi lavora molto al computer, cercare di muoversi il più possibile effettuando degli esercizi di retroversione del bacino.

E l’osteopata? L’osteopatia è molto indicata in casi di instabilità, ma va affiancata alle modalità di trattamento sopra descritte.

Curare la spondilolistesi con l’osteopatia

L’osteopata non può trattare direttamente una zona ipermobile come nel caso di spondilolistesi, ma può migliorare in generale la mobilità della colonna nei tratti che richiedono una manipolazione specifica da un punto di vista articolare, come ad esempio un tratto dorsale rigido; inoltre il trattamento manipolativo osteopatico risulta essere d’aiuto per ridurre le tensioni muscolari prima citate e per valutare e manipolare anche la componente viscerale (basti pensare alle vastissime correlazioni anatomiche che vi sono tra il tratto lombare ed i visceri del piccolo bacino, da un punto di vista sia di innervazione sia di correlazioni legamentose).

 

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Sport, esercizio fisico e mal di schiena: l’osteopata consiglia

Soffri di mal di schiena ma non sai quale sport od esercizio fisico sia più adatto per le tue esigenze?

E’ abbastanza comune questo dubbio, in quanto su internet si dice tutto ed il contrario di tutto…per non parlare poi del sentito dire! Questo perché ognuno ha la propria opinione a riguardo, spesso senza una base scientifica.

Vediamo quindi quali consigli può darti l’osteopata, ma tieni comunque conto che tutto quello che leggi sul web va filtrato e soprattutto va adattato alle proprie esigenze fisiche e mentali.

Qual è il miglior sport per il mal di schiena?

Se segui il mio blog saprai già che la domanda, così posta, non è poi proprio corretta! E allora ti starai chiedendo “perché l’ha inserita nell’articolo?” Semplicemente perché è una delle domande che vengono poste maggiormente da chi vorrebbe intraprendere un percorso di mobilità fisica attiva.

Andiamo quindi a capire quale possa essere lo sport migliore per te, facendo però prima una grande premessa!

Quando parlo di mal di schiena mi riferisco ad un qualcosa che possa rientrare in una definizione di “normale” e non a persone che presentano ad esempio una sciatica importante con forti segni neurologici (dolore e formicolio molto importante che non permettono lo svolgimento delle classiche attività quotidiane) per la quale è indicata quantomeno una visita dal neurochirurgo. Altri esempi di patologie per le quali è meglio avere un parere medico sono sicuramente una stenosi importante del canale vertebrale, piuttosto che una spondilolistesi (scivolamento vertebrale in avanti: anterolistesi – scivolamento vertebrale indietro: posterolistesi).

Entriamo ora un po’ più nello specifico della domanda: la prima cosa che chiedo ai miei pazienti è “quale sport ti piacerebbe fare”? Perché è inutile spendere soldi, energie e tempo se poi si sa già di non portare a compimento il programma.

Quindi consiglio loro di provare sul campo per poter capire la risposta del proprio corpo ai movimenti richiesti.

Il nuoto fa bene alla schiena? La corsa fa male? Sfatiamo qualche tabù con l’osteopata!

  • Nuoto: credo che il 95% delle persone presenti sulla Terra abbia detto la seguente frase “fai nuoto che fa bene alla schiena!”, ma in realtà non è proprio così! Innanzitutto il nuoto è composto da più stili, quindi la rana ad esempio potrebbe far bene ad una persona che ha bisogno di migliorare la mobilità della colonna lombare in estensione, ma meno bene a chi ha la gobba di bisonte con sovraccarico cervicale; per non parlare poi di eventuali problematiche meniscali a livello di ginocchio che possono essere esacerbate. Questo ragionamento va fatto per tutti gli stili di nuoto e cucito addosso al paziente. Ma mi dissocio dal chi dice “se hai mal di schiena vai a fare nuoto” in quanto consiglio troppo superficiale.
  • Corsa: come per il nuoto, chi non ha sentito la frase “correre fa male alla schiena”? Anche qui dobbiamo distinguere quantomeno due circostanze, ovvero un disco intervertebrale sano ed un disco intervertebrale sofferente (discopatia). Sulla discopatia ci sarebbe da aprire un altro capitolo e quindi ti lascio approfondire l’argomento sul mio sito con l’articolo discopatia degenerazione discale ed osteopatia. In linea generale un disco sano serve proprio per assorbire i carichi ed ha bisogno di sollecitazioni in compressione, mentre un disco lesionato potrebbe soffrire le compressioni date dalla corsa come specificato in letteratura, ma comunque ci sono svariati casi di persone con ad esempio una protrusione che riportano un miglioramento della sintomatologia.
  • Sollevamento pesi: i soggetti cosiddetti “palestroni” risultano soffrire meno di problematiche alla schiena rispetto a chi effettua altri sport.

In linea generale, trovo molto interessante una revisione del 2019 presente in letteratura che riferisce come la camminata, la bici ed il nuoto in pazienti con mal di schiena cronico lombare non portino a differenze sostanziali rispetto a chi non fa nulla.

Quindi è utile stare fermi sul divano?

Assolutamente no, perché le posizioni mantenute (stare seduti o in piedi fermi creano una forte compressione sul disco intervertebrale)! Anche il riposo a letto è sconsigliato, tranne che in caso di sciatica (approfondisci l’argomento leggendo il mio articolo su mal di schiena e riposo!). La ricetta corretta, escluso ovviamente chi pratica sport a livelli importanti, è “fallo, ma con moderazione! Questo perché non esiste una metodica migliore di altre e la persona va incoraggiata nel fargli fare gli esercizi che gradisca per migliorare così l’aderenza terapeutica.

In ultimo, riprendendo sempre la letteratura scientifica, il pilates è  risultato essere il migliore nella riduzione del dolore e della disabilità, anche se altre tipologie di esercizio hanno avuto dei risultati incoraggianti: per la riduzione del dolore, oltre al pilates, anche il body mind ed esercizi sul core, mentre per il miglioramento della disabilità il rinforzo muscolare in associazione sempre al pilates ed al rinforzo del core.

 

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Contattami! Sono un osteopata diplomato che opera a Milano e Segrate.

 

REFERENZE

 

Fernández-Rodríguez, R. et al. (2022) ‘Best exercise options for reducing pain and disability in

adults with chronic low back pain: Pilates, strength, core-based, and mind-body. A network meta-

analysis’, Journal of Orthopaedic & Sports Physical Therapy, 52(8), pp. 505–521.

doi:10.2519/jospt.2022.10671.

 

Pocovi, N.C. et al. (2022) ‘Walking, cycling, and swimming for nonspecific low back pain: A

systematic review with meta-analysis’, Journal of Orthopaedic & Sports Physical Therapy,

52(2), pp. 85–99. doi:10.2519/jospt.2022.10612.