Arrampicata e osteopatia
Anche tu pratichi arrampicata e pensi che l’osteopatia possa esserti utile per trattare le tipologie di infortuni alle quali si è maggiormente esposti praticando questo sport, ovvero a livello degli arti superiori, arti inferiori e colonna vertebrale?
Se si sappi che nel mio studio di osteopata a Milano vedo molti sportivi che praticano arrampicata, in quanto il mio studio si trova a poche fermate di metro da una delle più importanti e conosciute palestre di Milano.
Inoltre, negli ultimi anni abbiamo assistito ad un incremento esponenziale di tale sport che ha visto addirittura il debutto alle olimpiadi nel 2020.
Andiamo quindi a vedere quali zone del corpo sono maggiormente esposte ad infortuni e come l’osteopatia possa essere d’aiuto negli arrampicatori (o rocciatori).
Infortuni negli scalatori
Come è possibile vedere dalla tabella sottostante, le zone sottoposte a trauma durante l’arrampicata sono svariate.
E’ possibile però raggruppare i vari traumi secondo tre meccanismi:
- dolore cronico da sovrautilizzo
- aumento del carico al di sopra di quanto l’articolazione possa sopportare fisiologicamente
- traumi acuti
Traumi alla testa
Cadute di massi o cadute da grandi altezze sono i due classici meccanismi attraverso i quali gli scalatori possono andare incontro a trauma cranico o addirittura a morte (le lesioni alla testa non letali sono più comuni rispetto a quelli letali)
Traumi alla colonna vertebrale
Le lesioni alla colonna vertebrale rappresentano dall’1,9% al 7,1% di tutti gli infortuni legati all’arrampicata e fino al 20% delle fratture. La zona della spina dorsale maggiormente colpita è il passaggio dorso-lombare (frattura da scoppio).
Oltre a ciò troviamo problematiche acute sia a livello di legamenti che di muscoli, quali distorsioni e stiramenti.
Esistono però anche problematiche croniche legati ad adattamenti posturali:
- aumento della cifosi toracica
- aumento della lordosi lombare
- antepulsione delle spalle (dovute ad uno squilibrio dei muscoli rotatori interni ed esterni della cuffia dei rotatori della spalla con accorciamento del muscolo piccolo pettorale); ciò avviene anche in altri sport quali il nuoto e la ginnastica.
Questi cambiamenti posturali possono portare alla spondilolistesi (se non sai di cosa sto parlando approfondisci l’argomento con il mio articolo spondilolistesi ed osteopatia!), mal di schiena cronico e sindrome dello stretto toracico con formicolio alle mani ed alle braccia.
Traumi agli arti superiori
L’arrampicata su roccia comporta un carico notevole sugli arti superiori. Gli infortuni da arrampicata si verificano a livello di spalle, gomiti, avambracci, polsi e mani, in seguito sia ad un uso eccessivo che a traumi diretti sulle articolazioni.
- Traumi alle spalle
Lesioni traumatiche acute possono verificarsi in seguito a cadute dall’alto con conseguenti fratture dell’articolazione acromionclavicolare, lussazione dell’articolazione gleno-omerale, piuttosto che rotture della cuffia dei rotatori.
Tra le problematiche croniche troviamo invece problemi alla cuffia dei rotatori conseguenti a continui stress dovuti al continuo posizionamento degli arti sopra la testa: rotture dei tendini, tendinite del capo lungo del bicipite e rotture del cercine della spalla.
- Traumi a gomito e avambraccio
Sono sicuramente meno frequenti rispetto ai traumi alle spalle appena visti. Tra i più frequenti troviamo la rottura del tendine distale del bicipite brachiale ed il gomito dello scalatore.
E’ più semplice sentir parlare di epicondilite (gomito del tennista) e di epitrocleite (gomito del tennista), in realtà il gomito dello scalatore può comprendere dolore sia nella zona esterna che interna del gomito, ma spesso vi è anche un forte sovraccarico del muscolo brachiale, cosa che nelle due tipologie di gomito prima di descritte di solito non avviene.
In ultimo l’ipertrofia della muscolatura dell’avambraccio può provocare delle compressioni dei nervi con conseguenti neuropatie sia del nervo radiale che del nervo mediano.
- Traumi a polso e mano
Tra le problematiche maggiori riscontriamo la rottura dei tendini flessori delle dita, frattura dell’osso uncinato del polso e dei metacarpi – falangi.
Traumi agli arti inferiori
Il tasso di lesioni degli arti inferiori è inferiore rispetto a quello degli arti superiori.
A causa di cadute dall’alto, gli arti inferiori subiscono il 48,6% di tutte le fratture sostenute dai climbers; tra queste in particolare quella del substentaculum talii (frattura del calcagno)
Altre patologie possono essere la fascite plantare, metatarsalgia, alluce valgo, alluce rigido, neuroma di Morton (se non sai di cosa sto parlando leggi il mio articolo su neuroma di morton e osteopatia!), neurite peroneale profonda e borsite retrocalcaneare.
A livello di ginocchio è invece probabile trovarsi di fronte a rotture del legamento crociato anteriore in seguito alle posizioni particolari assunte sulla parete, oltre a problematiche meniscali.
Può l’osteopatia essere utile negli scalatori?
Arrampicata ed osteopatia…binomio perfetto! L’osteopatia è molto utile per prevenire traumi da sovraccarico alle articolazioni, in quanto lo scopo del trattamento è quello di ridare maggior mobilità alle articolazioni e questo permette di conseguenza di poter effettuare delle prese con meno sforzo e con maggior libertà.
Il trattamento sarà basato sulla sintomatologia del paziente, ma prenderà in considerazione svariate parti del corpo per poter permettere un buon svolgimento delle prese sulla parete.
E’ importante mantenere una buona elasticità dei muscoli con delle tecniche specifiche di stretching quali ad esempio le tecniche ad energia muscolare, soprattutto a livello di mani, avambraccio e braccio.
La spalla deve avere la capacità di elevarsi sopra la testa senza creare troppa tensione ai muscoli della cuffia dei rotatori e quindi verranno effettuate tecniche per aumentare lo spazio tra l’acromion e la testa dell’omero.
A livello di arti inferiore sarà invece fondamentale ripristinare un’ottima mobilità a livello delle anche, ridurre la tensione nei movimenti di rotazione della tibia sul femore e permettere una buona flessione plantare e dorsale del piede.
A livello muscolare andranno sicuramente valutati il muscolo psoas, la muscolatura del polpaccio e la fascia plantare.
Infine, riallacciandomi al discorso posturale intrapreso prima, ha una grossa importanza andare a manipolare la colonna vertebrale per ridurre al minimo problematiche croniche conseguenti all’ipercifosi dorsale ed alla iperlordosi lombare. La cervicale va mantenuta libera per permettere al climber di sollevare lo sguardo e portare il collo in estensione senza grossi problemi, limitando al minimo eventuali sintomi associati quali mal di testa.
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