Uno studio sui pazienti con dolore femoro-rotuleo
La sindrome femoro-rotulea (SFR) è un disturbo clinico comune che colpisce adulti, adolescenti ed individui particolarmente attivi fisicamente come ad esempio i corridori e consiste in un particolare quadro patologico che coinvolge l’articolazione tra la parte terminale anteriore del femore e la parte posteriore della rotula o patella. Generalmente i pazienti che sono affetti dalla sindrome femoro rotulea accusano dolore nella zona antero-laterale del ginocchio, in maniera minore nella parte antero-interna.
Effetto immediato della manipolazione lombopelvica sul dolore al ginocchio, sul senso di posizione del ginocchio e sull’equilibrio in pazienti con dolore femoro-rotuleo: uno studio randomizzato controllato
Tutto ciò è dovuto ad un’alterazione nel movimento della rotula nel suo “alloggiamento naturale”, il condilo femorale. Normalmente la rotula scorre sulla faccia anteriore del femore, ma quando questo non avviene in maniera fluida allora la rotula stessa tende a “sfregare” contro il femore portando nell’immediato ad una reazione infiammatoria, e nei casi più gravi, all’instaurarsi di un vero quadro di artrosi femore rotulea.
La prevalenza è stimata al 22,7% nella popolazione generale e al 29,9% negli adolescenti. La sindrome femoro rotulea ha una prognosi infausta a lungo termine e di solito porta ad alti livelli di disabilità.
In letteratura troviamo studi che riportano come conseguenza di ciò una ridotta attività del muscolo quadricipite. Pertanto, migliorare l’attività del quadricipite è un obiettivo importante nella gestione della SFR, e vi sono forti prove a favore di esercizi che vadano a rinforzare il muscolo quadricipite nei programmi di riabilitazione.
Negli ultimi anni alcuni autori hanno proposto altri fattori che possono essere correlati alla SFR, come un’anormale biomeccanica ed alterato controllo neuromotorio del complesso lombo-pelvico-anca (Brindle et al., 2003; Cookson, 2003; Dolak et al., 2011; Souza et al, 2009). Autori quali Shiraz et al. hanno riscontrato nei pazienti affetti da SFR un ritardo nell’attivazione del medio gluteo a seguito di una stimolazione laterale del bacino, con una prima attivazione invece dei muscoli trasverso dell’addome, obliqui interni ed erettori della colonna vertebrale nella SFR; ricordiamo che i muscoli medio e piccolo gluteo sono fondamentali per la stabilità laterale del bacino stesso.
Inoltre Biabani et al. hanno riscontrato un ritardo nell’attivazione muscolare del core durante esercizi quali il salire le scale. Pertanto, nei nuovi programmi di riabilitazione di SFR, l’allenamento muscolare del core è diventato complementare agli esercizi specifici per le ginocchia, questo per migliorare il controllo neuromotorio del tronco con effetti biomeccanici positivi poi sull’articolazione del ginocchio stesso.
I pazienti con SFR hanno una compromissione sia della propriocezione che del senso di equilibrio del ginocchio e come conseguenza di ciò possono avere un senso di posizione articolare meno accurato rispetto agli individui sani.
I risultati di una revisione sistematica degli studi scientifici presenti in letteratura hanno mostrato come l’allenamento propriocettivo possa ridurre il rischio di lesioni al ginocchio negli atleti (Thacker et al., 2003).
Citkar et al. hanno mostrato come l’equilibrio statico in piedi sia compromesso nella SFR rispetto alle persone sane (Citaker et al., 2011).
Considerando quindi l’importanza sia del quadricipite che del core ed il loro rapporto con la SFR, alcuni autori hanno cercato di migliorare l’attività del quadricipite con il crack vertebrale a livello lombo-sacrale e pelvico (manipolazione lombopelvica – LPM) (Iverson et al., 2008; Motealleh et al., 2016; Suter et al., 1999). Essi hanno riferito come la manipolazione lombopelvica o spinale abbia portato ad un miglioramento delle prestazioni degli arti inferiori, insieme ad un aumento dell’attività sia del quadricipite che del medio gluteo in pazienti con SFR (Suter et al 1999, 2000; Miller et al., 2013; Motealleh et al., 2016).
Visti i risultati appena elencati presenti in letteratura, il seguente studio ha ipotizzato che nei pazienti con SFR la manipolazione lombopelvica potrebbe migliorare i risultati stessi sopra citati.
In questo studio il dolore al ginocchio è diminuito immediatamente dopo la manipolazione, mentre non è stato osservato alcun cambiamento significativo nel gruppo placebo.
Il dolore al ginocchio diminuito dopo LPM potrebbe essere spiegato dall’attivazione delle vie inibitorie discendenti del dolore che sono in grado di modulare selettivamente i segnali nocicettivi delle fibre C (fibre dolorifiche) ed aumentare la soglia del dolore (Skyba et al., 2003); la diminuzione del dolore post manipolazione è mediata dal rilascio di neurotrasmettitori quali la serotonina e la noradrenalina a livello proprio di queste vie discendenti.
La manipolazione lombopelvica, e qui entra in gioco l’osteopata, può quindi avere un ruolo positivo nella riabilitazione dei pazienti con SFR. Ricapitolando, questo tipo di intervento può ridurre il dolore al ginocchio, migliorarne l’equilibrio e permettere un’attivazione corretta dei muscoli stabilizzanti il bacino.
Sono necessari ulteriori studi con follow-up per comprendere il vantaggio a lungo termine della manipolazione su soggetti affetti da sindrome femoro rotulea.
Motealleh, A., Barzegar, A. and Abbasi, L., 2020. The immediate effect of lumbopelvic manipulation on knee pain, knee position sense, and balance in patients with patellofemoral pain: A randomized controlled trial. Journal of Bodywork and Movement Therapies, 24(3), pp.71-77.
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